Il dolore cronico: da sintomo a malattia
Per dolore cronico si intende un dolore che si protrae oltre alle 12 settimane e si configura come un fenomeno complesso, aggravato ed influenzato da vari fattori di natura cognitiva, affettiva ed ambientale, che induce profonde ripercussioni nell’organismo del malato.
Infatti tachicardia ed ipertensione sono di osservazione quasi costante, come pure altre risposte neuroendocrine e metaboliche da stress. Paura, ansia, depressione, insonnia ed altri fenomeni neurovegetativi come sudorazione, nausea e vomito talora aggravano ulteriormente la situazione.
Circa il 10% della popolazione mondiale soffre di dolore cronico e circa l’1% è resa invalida da questo dolore. Bonica stima che il 25-30% della popolazione dei paesi industrializzati soffre di dolore cronico. In Italia si parla di ben 12 milioni di persone cioè il 26% della popolazione. Il prolungamento della vita media in atto nella nostra società comporta il progressivo aumento delle patologie degenerative e tumorali, responsabili di un sempre maggior numero di pazienti con dolore persistente-cronico.
La cura del dolore è quindi uno dei più importanti obiettivi terapeutici della Medicina dei nostri tempi, ma anche uno dei più difficili da ottenere. Questo dolore cronico non è più sintomo o campanello d’allarme come il dolore acuto, ma assume i caratteri di una malattia vera e propria, ormai praticamente indipendente dalle cause che l'hanno provocata, e come tale va affrontata. In ambito clinico, la comprensione e la quantificazione delle variabili coinvolte nella percezione individuale del dolore sono il primo passo per individuare le strategie di intervento.