La sindrome dolorosa miofasciale
È una sindrome di frequente riscontro in ambulatorio che si configura spesso con una sintomatologia dolorosa somatica profonda, riferita ad aree topografiche anche lontane dal muscolo interessato, non sempre corrispondente ad una distribuzione metamerica, accompagnata da una varietà di sintomi e segni neurovegetativi (vasocostrizione, sudorazione, pallore etc), nonché da disturbi muscolari funzionali (debolezza, limitazione dei movimenti) e da disturbi della sensibilità propriocettiva (vertigini, alterazioni del senso di posizione), a seconda del muscolo o dei gruppi muscolari interessati.
Il dolore può esordire in modo rapido (es. dopo uno sforzo o dopo un'esposizione al freddo) oppure in modo più graduale (es. in seguito a traumi misconosciuti) in uno spazio temporale ampio e ciclico. Tra i fattori perpetuanti e cronicizzanti tale sindrome vanno poi citati i vizi di postura.
Per la diagnosi è fondamentale la palpazione, anche profonda, eseguita con varie tecniche, tra cui va citata quella del palper rouler (fatta arrotolando tra le dita le strutture sottocutanee).
Con la palpazione si possono rilevare punti dolenti detti "tender points" (da tenderness cioè dolenzia) in zone sovrastanti strutture osteo-tendinee o muscolo-tendinee. Hanno caratteristiche diverse e vengono chiamati "trigger points" qualora vengano reperiti in una struttura miofasciale.