Considerazioni
La colonna vertebrale esige il movimento, la sedentarietà è la prima causa di dolore della nostra epoca.
Il mal di schiena sopportato per anni ed i chili di troppo accumulati soprattutto intorno al giro vita potrebbero compromettere, col passare del tempo, l’attività cerebrale.
Studi recenti hanno rivelato, infatti, che sia il dolore cronico, sia la sindrome metabolica (obesità, diabete,..etc), possono accelerare il deterioramento delle capacità intellettive (Journal of Neuroscience, gli articoli sono tanti, uno è questo). Grazie alla RMN , gli studiosi della Northwestern University of Chicago hanno verificato nelle persone con dolore cronico una perdita di materia grigia pari a circa 1,3 cm cubici per ogni anno di sofferenza (l’equivalente della perdita di 10-20 anni di aging naturale)!
Fattori biopsicosociali associati alla cronicizzazione del dolore (Kendall NAS et al, 1997):
- credere che il dolore sia pericoloso e potenzialmente gravemente disabilitante
- paura di comportamenti, movimenti che scatenino il dolore
- ridotti livelli di attività con significativa limitazione del vivere quotidiano
- sintomi correlati a depressione o ansia
- atteggiamento catastrofico, pensando il peggio, sopravvalutando i sintomi corporei
- credere che il dolore sia incontrollabile
- riferire di dolore di intensità estremamente alta, per esempio, superiore a 10 nella scala dell’Analogo Visivo, tarata da 0 a 10
- aspettativa nell’utilità di trattamenti “passivi” rispetto alla partecipazione attiva
- linguaggio teso alla drammatizzazione e alla paura (per esempio timore di finire su una sedia a rotelle)